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giovedì 1 febbraio 2018

Lo Stesso...


1 febbraio 2018 (2 anni dopo)
Caro P,
ho provato a scrivere (scriverti) non sai quante volte in questi due anni, ma ancora non riesco (non voglio) affrontare la cosa. Anche se è necessario.
Due anni fa, ero appena tornata dalla crociera a Dubai; la crociera in cui ho preso la Decisione. E oggi, a distanza di due anni precisi, ribadisco e confermo quella decisione.
E' innegabile Il Bene che c'è stato (e che c'è ancora), ma è, altresì, innegabile che, attualmente, NON possiamo stare insieme. Siamo entrambi nel pieno della nostra rivoluzione personale per trovare il nostro posto nel mondo e diventare delle persone migliori, e saremmo solo di ostacolo all'altro.
Tutti ci consigliano (da ormai due anni) di smettere di vederci/sentirci/scriverci, persino pensarci. Forse hanno ragione, ma tu sai meglio di me quanto questo sia difficile e quasi impraticabile. Per un periodo della nostra vita (seppur breve) siamo stati migliori amici, confidenti, complici, compagni, amanti e Il Bene che ci legava è sempre stato forte, concreto e assoluto. Siamo stati tanto e avremmo potuto continuare ad essere molto altro ancora. Eppure, un'ombra oscura è sempre stata nascosta in profondità, pronta a venir fuori ogni qualvolta le condizioni si facevano favorevoli.
E, per quanto tu dica di essere cambiato/io dica di essere cambiata/noi pensiamo di essere cambiati, probabilmente, la reazione chimica che si innescava in quei giorni bui, si innescherebbe anche ora. E, se così non fosse, non voglio comunque vivere nell'ansia che questo accada, in una sorta di profezia che si auto-avvera (che prima o poi si avvererebbe) e a non godermi ciò che di buono potrebbe esserci. Perché sappiamo entrambi di avere tanto da offrire, a noi stessi, alle persone che ci circondano, al mondo intero. Ma per farlo dobbiamo raggiungerne la consapevolezza, riconoscere e trovare il nostro potenziale e impegnarci (impegnarci davvero, entrambi!). Ed è un percorso che nessuno potrà fare al posto nostro. In questo siamo terribilmente soli (e lo saremo sempre, come tutti d'altronde) e non ci saranno Supereroi pronti a salvarci quando cadremo o falliremo. Ci dovremo rialzare con le nostre forze e andare avanti, sempre.
E solo quando avremo raggiunto un grado tale di equilibrio con noi stessi, allora potremmo rivalutare l'idea di confrontarci in modo profondo con qualcun altro. Fino ad allora, possiamo essere amici, compagni di serate da tavolo, semplici conoscenti o anche estranei. Non è importante definire per forza quello che siamo (o che saremo) in questo momento. Il punto di tutta la questione è invece quello che vogliamo diventare. E quello non sarà il nostro obiettivo finale, ma il punto di partenza per tutto il resto. Fino a quel momento, tutto ciò che faremo o diremo non ha davvero così tanta rilevanza. Come non ha davvero rilevanza sapere in questo istante se in futuro le nostre strade si incroceranno di nuovo. Se così deve essere, sarà.
Quindi, in sostanza, in questo momento l'unica parola che possiamo utilizzare con certezza per definirci è solamente e semplicemente liberi. Siamo liberi di cercare la nostra strada, di fare i nostri errori e di fallire, ma anche di migliorare e tirare fuori il nostro potenziale. Così come siamo liberi di stare con le persone con cui ci sentiamo bene o che ci stimolano a migliorare o con cui, semplicemente, ci sentiamo felici. Senza vincoli, senza ansie, senza paure.
Dunque, ti saluto e mi distacco da te e da tutto ciò che di noi è rimasto (
e rimarrà sempre, perso nel Tempo e nello Spazio), senza che questo sia per forza un Addio. Per me è un semplice Arrivederci. Arrivederci a poi, in questa o nella prossima vita.
Sperando che tu possa trovare la tua felicità, ricorda che Ti voglio bene e te ne vorrò sempre (lo stesso!).

A presto! 
S.

P.S. Il post è stato scritto in data 01/02/18, ma postato solo oggi 09/02/18. Non aggiungo nulla sul commento che hai messo senza aver letto il contenuto completo del post!  

1 commento: