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sabato 10 settembre 2016

Quando il tuo lavoro è il "rompicoglioni telefonico"...


Quest'anno compirò 30 anni. Non ho ancora figli (ma a questo posso pensarci il 22/09 in occasione del #FertilityDay). E lavoro in un call center. 
E, con sole tre semplici frasi, vengo automaticamente inserita in una lista di persone etichettate come "sbagliate", “incomplete”, che “non hanno capito nulla della vita”. 
Pieno il mondo di "professori tuttologi" che sanno cosa voglia dire “vivere nel modo giusto”, perché SOLO LORO hanno la vita perfetta, il lavoro perfetto, la famiglia perfetta. Tutti medici, ingegneri, dirigenti di grandi società, con la bella casa, la loro brava moglie/marito (che magari tradiscono ripetutamente) e i loro amati figlioli sempre primi della classe.  
Poi ci sono tutti gli ALTRI, quelli che (poveracci) sono costretti a fare 2-3 lavori per sbarcare il lunario o per mandare avanti una famiglia (sempre se sono riusciti a crearsene una) e, magari, lavorano persino in un call center
Si, perché lavorare in un call center nel 2016 è e continua ad essere un grande disonore (nonostante il lavoro nei call center esista fin dagli anni '70). Etichettati da chiunque come i “rompicoglioni telefonici” senza nemmeno sapere quale sia la reale mansione svolta, o se effettuano (outbound) o ricevono (inbound) telefonate. 
Se lavori in un call center sei un rompicoglioni e uno sfigato. Punto. Fattene una ragione. 
Dovresti solo sbrigarti a trovare “altro” o “di meglio” e smettere di fare una “lavoro da studenti”, da “riempitempo”, “non adatto alle tue potenzialità”. 
Io lavoro in un call center da quasi 10 anni e, da 10 lunghi anni, continuo a sentirmi dire le stesse identiche cose, da familiari, amici, conoscenti, persino dalla vecchietta che incontro in panetteria. Da chiunque. 
E poi succede che un bel giorno la mia azienda tira fuori il discorso Cassa Integrazione (o FIS nel caso specifico) e allora apriti cielo. “Te l'avevamo detto che era un lavoro di merda e non sarebbe durato”, “Ancora non hai trovato di meglio?”, “Ve lo meritate voi dei call center che la vostra azienda chiuda”... Dei tanti, l'ultimo commento è quello che mi ha spiazzata più di tutti. Ce lo meritiamo? Ci meritiamo, io e i miei colleghi, di (eventualmente) rimanere senza lavoro SOLO perché lavoriamo in un call center?? 
Perché a questo mondo non siamo tutti uguali, ci sono persone di serie A e di serie B, e chi lavora in un call center forse è anche di serie C. Persino chi fa lavori molto peggiori del nostro, riceve più rispetto (come dovrebbe essere per qualsiasi tipo di lavoro, qualunque esso sia!) di un impiegato call center. Perché nel loro lavoro c'è la dignità di guadagnarsi lo stipendio, cosa che evidentemente per un impiegato call center non può esistere nemmeno per sbaglio. Noi siamo i “rompicoglioni telefonici” e non meritiamo né rispetto, né dignità; anzi, meritiamo che tutte le aziende che offrono questo tipo di lavoro chiudano e ci lascino a casa. E ce lo meritiamo perché non abbiamo avuto il coraggio di rifiutare (con sdegno) questo lavoro quando ci è stato offerto. 
Ogni tanto ci penso e sorrido. Penso a quante cose avrei potuto fare (o NON fare) in questi 10 anni se non avessi lavorato nel mio call center. NON avrei mai potuto crearmi la mia indipendenza, NON avrei potuto aggiustarmi l'auto quando ne ho avuto bisogno (forse nemmeno ce l'avrei un'auto), NON avrei potuto farmi i viaggi che sono riuscita a fare, NON riuscirei tutt'ora a pagarmi le bollette. E allora forse io ringrazio di aver trovato questo lavoro, lavoro che mi ha permesso di fare tante cose, lavoro grazie a cui, per fortuna, non mi trovo in mezzo a una strada. 
Ma, nonostante io sia ben consapevole di quanto siano stati importanti questi anni di lavoro per me, è come se il mondo si aspettasse ancora che io mi senta inadeguata per ciò che faccio. Mi è stato apertamente chiesto “perché spreco il mio tempo lì dentro” e non cerco altro. Come se, al giorno d'oggi, tutto questo ALTRO fosse solo lì ad aspettare me (o noi, visto che non sono sola in questa situazione). Penso sia ovvio per tutti che lasciare un posto fisso, con contratto a tempo indeterminato (per quanto possa valere oggi), per il nulla o per un lavoro momentaneo o stagionale senza alcun tipo di garanzia o certezza, sia un azzardo troppo grande. E quindi? Quindi continuo a lavorare nel mio call center, finché ne avrò la possibilità e finché ci sarà lavoro, circondata dalla vergogna e dal disprezzo altrui. 
Che poi, non dico che sia il "lavoro dei sogni", perché non lo è, come non lo è quasi ogni lavoro. Lavorare è fatica ed è davvero raro trovare un lavoro che ti appaghi completamente senza fare un minimo di sacrifici e rinunce. Però è una tipologia di lavoro che mi ha dato tanto. In questi anni ho imparato a rapportarmi con una realtà che non conoscevo (e che tutti dovrebbero conoscere prima di sparare stronzate o frasi fatte), ho imparato a risolvere innumerevoli problemi e a spiegare argomenti non semplici a persone totalmente estranee all'argomento trattato, anziani, o gente troppo incazzata anche solo per ascoltare. E non è MAI stato semplice. 
Ho fatto talmente tante attività (Servizio Clienti Vodafone, Assistenza Negozi Vodafone, Reclami Vodafone, HelpDesk Intesa SanPaolo, BackOffice Volkswagen, BackOffice Cariparma, ING Direct, Seat Pagine Gialle, Servizio Clienti Edison, Servizio Clienti Eni, Recupero Credito Eni) e imparato talmente tante procedure da potermi considerare un'operatrice multiskills e non una semplice impiegata call center. Perché tutti pensano che nel nostro lavoro basti avere un telefono e una bocca per parlare e che non serva altro. La gente non pensa (o non sa) che per fare un lavoro come il nostro bisogna anche avere un cervello per imparare e memorizzare procedure tutt'altro che semplici, bisogna saper usare un computer (o anche 2 in contemporanea a volte) ed essere veloci e, soprattutto, bisogna sapersi rapportare con i clienti. Perché, se dovessi scegliere una cosa che non mi piace del mio lavoro, sarebbero proprio i CLIENTI. 
 In quasi tutte le mansioni svolte, raramente ho chiamato IO i clienti, quindi sono sempre stati loro ad “aver bisogno di me” e, in tante (troppe) occasioni, sono stata trattata come una schiava, un punchingball per sfogare le loro frustrazioni, una “non-persona”, messa lì per fare assistenza non solo al prodotto in questione, ma anche assistenza tecnica-pratica-morale-spirituale o addirittura psicologica nei casi peggiori. Mi sono presa insulti, minacce, ingratitudine, odio gratuito, “solo perché lavoro in un call center” e quindi me lo merito, come mi merito che la mia azienda proponga la cassa/FIS perché c'è un momentaneo calo di lavoro. 
Beh, alle volte penso davvero che dovrei trovare un altro lavoro e dare ragione ai vari Sig. SoTuttoIo. Ma non perché lavorare in un call center sia così brutto. Anzi, come detto, non è un lavoro così pessimo e, se gestito bene, permette anche di organizzarsi la vita privata e avere più flessibilità (ferie/permessi ecc) rispetto ad altri lavori. No, alle volte penso che dovrei lasciarlo solo per colpa di tutti quelli che continuano e continueranno sempre a trattarci come feccia, a considerarsi superiori a “noi sfigati del call center”, dei vari “lei non sa chi sono io” d'Italia, o di quelli “lo so che la sua vita è una merda e lei è sottopagata” e di tutti gli altri che continuano a non sapere nulla sul mio lavoro ma hanno ugualmente il coraggio di sentenziare. 
Ma poi rimango. Rimango per “Lei è stata l'operatrice più gentile con cui ho parlato, come faccio a riparlare sempre e solo con lei?” o per i “Grazie, non so come avrei potuto risolvere senza di lei” o ancora “Lei è stata davvero professionale” o anche “Le auguro il meglio dalla vita, perché si sente che se lo merita”. 
Perché, in mezzo al gran mucchio di stronzi, a volte c'è anche qualcuno che è ancora educato e gentile, che capisce che stai solo facendo il tuo lavoro, che non è colpa tua se la società per cui lavori in quel momento fa degli errori o è troppo cara, che tu stai facendo tutto ciò che ti è possibile per risolvere i suoi problemi e che il tuo lavoro è dignitoso quanto qualsiasi altro. 
Ecco perché non me ne vado. Per questo e perché, ovviamente, ho ancora bisogno di uno stipendio (che comunque è sempre arrivato puntuale!).
Concluderei con un po' di solidarietà per i colleghi che invece lavorano in attività Outbound (chiamano loro i clienti), perché purtroppo basterebbe un semplice ed educato “Non mi interessa, non chiamate più, grazie” da parte dei clienti per evitare di essere ricontattati. Ma il “cliente medio” preferirà sempre e comunque insultare gratuitamente ed etichettarci come “rompicoglioni telefonici” piuttosto che accendere il cervello che, in teoria, dovrebbe anche lui/lei possedere.

giovedì 19 maggio 2016

Am I really free...?



"I was in the winter of my life — and the men I met along the road were my only summer. At night I fell asleep with visions of myself dancing and laughing and crying with them. Three years down the line of being on an endless world tour and my memories of them were the only things that sustained me, and my only real happy times. I was a singer, not a very popular one, who once had dreams of becoming a beautiful poet — but upon an unfortunate series of events, saw those dreams dashed and divided like a million stars in the night sky that I wished on over and over again — sparkling and broken. But I didn’t really mind because I knew that it takes getting everything you ever wanted and then losing it to know what true freedom is
When the people I used to know found out what I had been doing, how I had been living — they asked me why. But there’s no use in talking to people who have a home, they have no idea what it’s like to seek safety in other people, for home to be wherever you lie your head. 

I was always an unusual girl, my mother told me I had a chameleon soul. No moral compass pointing due north, no fixed personality. Just an inner indecisiveness that was as wide and as wavering as the ocean. And if I said that I didn’t plan for it to turn out this way, I’d be lying — because I was born to be the other woman. I belonged to no one — who belonged to everyone, who had nothing — who wanted everything with a fire for every experience and an obsession for freedom that terrified me to the point that I couldn’t even talk about — and pushed me to a nomadic point of madness that both dazzled and dizzied me
Every night I used to pray that I’d find my people — and finally I did — on the open road. We had nothing to lose, nothing to gain, nothing we desired anymore — except to make our lives a work of art. 
Live fast. Die Young. Be Wild. And Have Fun. 
I believe in the country America used to be. I believe in the person I want to become. 
I believe in the freedom of the open road. And my motto is the same as ever — 
I believe in the kindness of strangers. And when I’m at war with myself — I ride. I just ride. 
Who are you? Are you in touch with all of your darkest fantasies? 
Have you created a life for yourself where you’re free to experience them? 
I have. 
I am fucking crazy. But I am free."


Traduzione
"Ero nell'inverno della mia vita, e gli uomini che ho incontrato lungo il percorso erano la mia unica estate. La notte mi addormentavo con il pensiero di me che ballo, rido e piango con loro. Tre anni totalmente immersa in un tour mondiale senza fine e i miei ricordi erano le uniche cose che mi sostenevano, e i miei unici e veri tempi felici. Io ero un cantante, non molto conosciuta, che sperava di diventare una bravissima poetessa, ma per una serie di sfortunati eventi, vidi quei sogni distruggersi e dividersi, sfavillanti e infranti come milioni di stelle di notte nel cielo, in cui riponevo i miei desideri. Ma non mi importava molto, perché sapevo che bisogna ottenere tutto ciò che si è sempre sognato e poi perderlo per capire cos'è la vera libertà.
Quando le persone che conoscevo scoprirono cosa facevo e come vivevo, mi chiesero il perché. Ma è inutile parlare con le persone che hanno una casa, non hanno idea di cosa significhi cercare la sicurezza nelle altre persone, e considerare casa qualsiasi posto dove puoi appoggiare la testa.
Sono sempre stata una ragazza strana, mia madre diceva che avevo un'anima camaleontica, senza una bussola morale che puntasse al nord, senza un carattere definito. Avevo solo un'indecisione interna selvaggia e vacillante come l'oceano. E sarebbe una bugia se dicessi di non aver fatto nulla per diventare così. Perché sono nata per essere l'altra donna, che apparteneva a tutti e nessuno, che voleva tutto e niente, con tanta energia per ogni esperienza e un'ossessione per la libertà che mi terrorizzava a tal punto che non riuscivo a parlarne, e che mi spingeva verso un punto nomade di follia che mi abbagliava e mi stordiva.
Ogni notte pregavo perché riuscissi a trovare la mia gente, e alla fine ci sono riuscita, sulla strada. Non avevamo nulla da perdere o da guadagnare e nulla da desiderare, eccetto fare della nostra vita un'opera d'arte.
Vivi velocemente, muori giovane, sii strano e divertiti.
Credo nel paese che l'America era un tempo, credo nella persona che voglio diventare, credo nella libertà della strada. E il mio motto è quello di sempre, credo nella gentilezza degli sconosciuti. E quando sono in guerra con me stessa, io corro. Semplicemente corro.
Chi sei tu? Sei in contatto con tutte le fantasie più oscure? Hai creato una vita per te stesso in cui puoi viverle? Io si.
Sono fottutamente pazza. Ma sono libera."

martedì 15 marzo 2016

Perché questa non è la fine, ma l'inizio...

E' passato un po' di tempo dall'ultimo post. Riprenderei così:
15/02/2016
È buffo come tutti, in questo periodo, continuino a ripetermi che io non so cosa voglio e che sono confusa... È vero, non ho mai davvero saputo cosa volevo e sono stata confusa per tanto, tanto tempo. Ho pensato di volere l'amore, accontentandomi di qualsiasi attenzione nei miei confronti, ho pensato di non meritare di meglio rispetto a quello che trovavo sulla mia strada, ho pensato di non essere abbastanza. E mi sono accontentata tante volte, con la speranza di trovare ugualmente quella scintilla che tanto bramavo. Ho atteso per giorni, mesi, anni, che arrivasse la persona giusta, che mi capisse e mi completasse, finché questa non è arrivata per davvero. E solo allora, ho capito che non era quello che realmente volevo
Io non sapevo cosa volevo. Ero alla ricerca di qualcosa di inafferrabile che continuava a sfuggire da me mentre io la rincorrevo senza successo. Ero alla ricerca di qualcosa che, probabilmente, nemmeno esisteva. Ma ci speravo, volevo sperarci, e non mi davo per vinta. Quando ho conosciuto Lui, ero stra-convinta di aver finalmente raggiunto la mia meta, di aver trovato la mia isola, il mio porto sicuro.
E la felicità era a due passi, così vicina... Ho tentato di afferrarla. Talvolta ho pensato di esserci riuscita. E poi l'ho nuovamente persa, e ripresa, e ripersa, in un turbinio di emozioni senza capo né coda. Caos puro. Entropia.
E, nonostante tutto, ho amato in quel periodo. Si, ho amato molto, anche se magari tutto questo amore non è arrivato come avrebbe dovuto, perdendosi per strada tra le insidie di questo assurdo mondo. E sono stata felice, anche se per poco, lo sono stata. 
È stato bello, è stato intenso, ma non è durato. Altre cose han preso posto nella mia mente. Complicazioni, difficoltà, problemi. Ciò che doveva essere rinascita si è trasformato in decadenza, la libertà in prigione, e il sole ha iniziato ad essere oscurato da tante, troppe nuvole.
Io non so bene come si è arrivati alla tempesta, ma il vento soffiava più forte di quanto si potesse immaginare. E qualcosa si è spezzato, rotto, irrimediabilmente. Equilibri già precari sono stati spazzati via dall'ego, dalla rabbia, dall'odio. Tutto ciò che prima procurava gioia, e' diventato tossico e malsano e ogni piccola cosa ha iniziato a scatenare tempeste interiori difficili da placare. 
Non esiste una vera spiegazione a tutto questo. Quando mi viene chiesto "Perché? Come siete arrivati a questo punto?", io non so bene come rispondere. Sarebbe troppo semplice rimbalzare le colpe uno sull'altro o spiegare la situazione prendendo singoli episodi come esempio. Si è arrivati dove si è arrivati per tutta una serie di motivi che, concatenati tra loro, hanno creato le condizioni favorevoli all'impianto del virus. Si, perché di virus si è trattato. Un qualcosa che nasce nel profondo e, a poco a poco, si espande, finché non rimane nulla di salvabile, o di vivo. 
E ora cosa rimane di noi? Di noi rimarrà per sempre tutto quello che c'è stato, i momenti, le emozioni, le pazzie. L'odio che sta divorando ogni cosa, non potrà intaccare quei ricordi. Potrà rendere tutto più difficile e oscurare quanto più possibile, ma non potrà mai cancellare il bene che c'è stato.
Vorrei esistesse un altro modo, uno che non facesse così male. Vorrei fermare il tempo e far finta che tutto sia fantastico per un po', anche solo per ricordarmi com'era. Ma questo non è possibile. 
La realtà è che, nonostante tutti continuino a dirmi che non so cosa voglio, io purtroppo lo so fin troppo bene, e non sono mai stata tanto sicura come lo sono ora. Io voglio dare una possibilità anche a me stessa.  
Voglio scegliere me stessa come persona da amare. Forse perché non l'ho mai fatto, forse perché non è possibile amare qualcun altro se non si è prima capaci di amare se stessi. O forse solo perché sento che è giusto farlo. 
So che tutti penseranno a quanto sia egoista nel dire o pensare questo e mi giudicheranno, o se lo faranno. Saranno crudeli e impietosi. Diranno tutto ciò che è in loro potere dire per smontare le mie convinzioni. Forse, in parte e su alcune cose, avranno anche ragione. Ho fatto degli errori di valutazione, e anche tanti. Ma nessuno di questi è stato fatto in malafede, non c'era premeditazione o inganno o chissà quale altra cosa. Sono solo umana, come tutti.
Ho pensato di aver trovato ciò che desideravo e mi sono lasciata trasportare dalla marea. Solo che mi sono ritrovata spersa in un mare che non conoscevo e che non era come mi ero immaginata. Ho cercato di stare a galla, per quanto possibile, finché non mi sono inabissata. Ho avuto paura, molta. Non ho saputo gestire la situazione, molte situazioni. Non vedevo vie di fuga, finché non ho capito ciò che volevo. Volevo salvare me stessa, in qualche modo.
Ho valutato attentamente tutta la questione, che è un gran bel casino, e ho capito ciò che sarebbe stato necessario fare. E sono stata male perché sarebbe stato così difficile farlo. E ancora adesso mi chiedo se sarò veramente capace di gestire la situazione e trovare un accordo di qualche tipo, sperando sia il più indolore possibile. Ma non esisterà mai un modo semplice per sistemare queste cose. La vita è così, tremendamente complicata
Le persone fanno delle scelte, delle valutazione e poi le cose cambiano, tutto si trasforma. Io non avrei mai e poi mai pensato che il nostro amore avesse potuto trasformarsi in questo modo. E so che sarà estremamente difficile, perché c'è ancora affetto e, da qualche parte, anche ancora la speranza che tutto torni come era prima. Ma poi prima di cosa? Qual è stato l'evento scatenante di tutta questa follia? Non saprei rispondere con precisione nemmeno a questo. So solo che in questo preciso momento della nostra vita, stiamo percorrendo due strade diverse ed è molto difficile trovare un terreno di transito comune. È difficile e dannoso, per entrambi. 
Separati sarà peggio? Non so nemmeno questo. Di sicuro non sarà semplice, per niente. Ci sentiremo soli, tremendamente. Lo saremo, probabilmente. Penseremo di aver sbagliato e vorremo riprovarci, o forse no. Non posso sapere come andrà, cosa faremo, cosa penseremo. Penso solo sia necessaria questa separazione. Non perché tutti dicono che dobbiamo farlo, ma perché lo dobbiamo a noi stessi. Non possiamo andare avanti a odiarci silenziosamente, in attesa del momento in cui esploderemo. Non è piacevole e non è sano. Quindi si, so cosa voglio, consapevole dei problemi procurati, dei fastidi, degli imbarazzi, delle conseguenze. E sono dispiaciuta per questo, terribilmente, come lo sono per Lui. Non meriterebbe affatto di soffrire ancora, ma purtroppo è inevitabile. Non esiste altro modo.
Potrei tentare ancora, e ancora, e ancora, ma in questo momento non lo vedo possibile. Ho tentato quando lo era, più di quello che si possa immaginare. Ma purtroppo, troppo spesso, le mie intenzioni non vengono viste o comprese. Forse passerò sempre per la stronza che tutti pensano che io sia. E forse lo sono davvero.
Ma, come ho detto, finalmente so cosa voglio davvero e, questa volta, non me lo voglio far scappare.
Voglio scegliere me, per una volta. Chiamatemi egoista, stronza o semplicemente folle, visto il mio assurdo tempismo. Accetterò le critiche e i giudizi, ma andrò comunque avanti per la mia strada.
Mi rammarico solo per il dolore che ho provocato e provocherò con le mie scelte e spero nel perdono da parte di chi non le comprende. 
E poi basta. Questa è la questione e penso sia superfluo spendere ulteriori parole...
E' passato un mese da queste parole e la situazione si è evoluta, anche se ancora difficile e complicata. Tutto sembra diverso, nuovo, strano, ma non io. Io sono ancora convinta delle mie scelte, anzi forse addirittura più consapevole. Un mese fa non avrei saputo rispondere al come mai si era arrivati a questo, quale fosse stato l'episodio scatenante, se potesse esistere una soluzione. Ora vedo tutto con più chiarezza e so di aver preso la decisione giusta.
Le motivazioni di tutto questo sono molto semplici, nella loro complessità: non ero Felice.
Nel profondo sentivo che qualcosa non stava andando per il verso giusto, il mio istinto mi diceva che stavo sbagliando, che non stato percorrendo la strada giusta per me, che c'era qualcosa di errato. 
Nonostante questo, l'amore che provavo all'inizio è stato reale e intenso e non posso, e non voglio, rinnegarlo. Io ho amato davvero, con trasporto, convinzione e sofferenza. Si, perché l'amore è anche sofferenza, e rinuncia, e sacrificio. L'amore è tante cose e spesso ci dimentichiamo che l'amore da solo non basta. E' una fiamma che deve essere curata e alimentata, per evitare che si spenga. Nel nostro caso, si è spenta perché troppa cenere e fango l'hanno ricoperta. Io so che in un mondo parallelo la fiamma potrebbe ancora ardere e bruciare, ma non in questo e non adesso.
Adesso è il tempo di scegliere noi stessi, ritrovarsi, amarsi. Per diventare persone migliori, persone che si bastano da sole, persone che brillano di luce propria. Come scritto anche un mese fa, non è possibile amare qualcun altro se prima non si ama se stessi. 
Io ho deciso di scegliere me, di amarmi, rispettarmi, perdonarmi. Non è colpa mia se le cose sono andate in questo modo, non è colpa mia se il mondo è strano, non è colpa mia di nulla. Io ho fatto solo delle scelte nel corso della mia vita, scelte che mi hanno resa quella che sono adesso. Non voglio colpevolizzarmi per nulla, forse solo di non aver ascoltato me stessa e il mio istinto in alcune occasioni. Ma non capiterà ancora. Io ora voglio ascoltare me stessa e i miei bisogni. 
Io voglio amarmi, più di quanto abbia mai amato nella mia vita. E so che non posso sbagliare con questa scelta, so che è giusto investirci, so che ne varrà la pena.
E non si tratta di un discorso egoistico, egocentrico o altro, ma della scelta della vita. Solo scegliendo me stessa, potrò diventare una persona migliore, la persona che gli altri sceglieranno di amare. E solo allora l'amore sarà puro e libero.
Si, perché voglio anche la libertà, la desidero più di ogni altra cosa. Sono un'anima libera e non potrò mai stare rinchiusa nelle convenzioni, nel “bisogna fare così”, nel “tutti gli altri fanno così”. Io voglio provare, sperimentare, godere di ogni singolo istante di questa esistenza in piena e assoluta libertà. Non voglio vincoli, non voglio legami, non voglio pressioni e costrizioni. Voglio fare tutto ciò che mi sento di fare nel momento in cui sento di volerlo fare. 
Voglio essere creativa, impulsiva, folle. Voglio sentirmi viva. 
E voglio incontrare persone che tengano il mio passo, anche se per brevi momenti, ma non voglio appartenere a nessuno. Voglio godermi l'effimerità di questa vita. Perché nulla dura in eterno. L'amore stesso non è eterno. Quando ho scelto di tornare sola, ho pensato di non volere più avere a che fare con l'amore, ma poi ho capito che non è quello che voglio. Io voglio amare, anche intensamente, perché sarebbe troppo triste vivere una vita senza amore. Voglio mettere amore nelle cose che farò per me stessa, ma anche nelle cose della vita di tutti i giorni. 
Voglio condividere, senza aspettative o pretese. Non voglio più rinunciare a nulla. Rimanere distaccati per paura di soffrire è stupido, se non inutile. La sofferenza è parte di questa vita e non è possibile evitarla del tutto. Non è amando di meno che soffrirai di meno ho scritto una volta in un mio racconto (riletto stamattina dopo anni) e, solo ora, comprendo finalmente le mie parole.
Io voglio essere una persona all'altezza dei sogni che ho. E so che in questo modo, anche gli altri vedranno la mia luce, e forse qualcuno l'ha già notata. Non voglio più essere la ragazza con “l'involontaria faccia da stronza”, o quella che “saluta a mezza bocca” o quella che "sembra sempre depressa o incazzata". Voglio sorridere e voglio lasciare un ricordo radioso di me a chiunque incontrerò sulla mia strada. Voglio lasciare la speranza alle persone che il cambiamento è reale e possibile. Voglio passare il messaggio che si può essere felici, anche quando tutto sembra perduto.
Vorrei che anche Lui capisse questo e smettesse di tormentarsi su cosa è andato e cosa no. E' andato, è passato. Il presente è ora
"Riprendi in mano la tua vita e inizia a splendere. Vedrai che la tua luce sarà in grado di far impallidire la piccolezza delle persone che ti stanno accanto. Pensare alla fuga, o peggio (!), è per i codardi, e io non ti ho mai considerato tale. Tira fuori il coraggio e abbraccia questa vita di merda, invece di continuare a cercare di prenderla a pugni. 
Ama te stesso, perdonati e trova il tuo equilibrio. Non sarà semplice, lo so io e lo sai anche tu, ma devi provarci. Lo devi a te stesso e a chi ti circonda. Devi fare vedere a tutti che tu ti basti da solo e che sei forte, più di quanto tu lo sia mai stato. Sarà allora che le persone ti noteranno e chiederanno di stare con te, perché saranno attirati dalla tua luce, dalla tua forza, dal tuo essere speciale. Sarà una loro libera scelta.
Vorrei prenderti per mano e accompagnarti in questo cammino, ma penso sarai in grado di capire che è un percorso individuale ed estremamente personale. Mi spiace non averlo capito prima (sarebbe stato logisticamente meno complicato), ma ora lo so. Io ora so cosa voglio, trova il modo di capirlo anche tu. Fallo per me (o per chi vuoi) i primi tempi, se credi ti possa aiutare, ma fallo! Non nasconderti più dietro alle scuse della famiglia, del lavoro, della vita in generale. La vita è una merda. Prendine atto e, dopodiché, AMALA. E' l'unico modo che hai di sopravvivere. Solo amando ciò che ti rende infelice, diventerai più forte, finché l'infelicità e la bruttura del mondo non potranno più scalfire il tuo animo. Inizierai a vedere solo bicchieri mezzi pieni, anziché mezzi vuoti, e le persone intorno a te lo noteranno E Tu ti sentirai bene, appagato, felice. E ti basterai da solo. 
Solo quando smetterai di cercare qualcuno che ti completa e sarai completo da solo, potrai donare te stesso agli altri. E le persone ti ameranno, totalmente e incondizionatamente, per scelta.
Ed è quello che ho intenzione di fare anche io. 
E poi, magari, ci re-incontremo. Ma non fare cieco affidamento su questo. Non è questo l'obiettivo o il fulcro di tutto. Sai benissimo che io ti vorrò sempre bene, lo stesso, qualsiasi cosa accada. Spero tu me ne vorrai sempre, lo stesso, qualsiasi cosa accada. L'amore che c'è stato tra noi era reale e nessuno potrà mai cancellarlo. Per un po' siamo stati Infinito, ricordi? Non dimenticarlo mai!
Io non posso sapere né se le nostre vite si riuniranno né se prenderanno strade diverse, con persone diverse o non lo so. Non ho ancora possibilità di prevedere il futuro, ma nemmeno mi interessa al momento. Io voglio vivere il presente, questo presente, e cercare di essere felice ogni giorno della mia vita, qualsiasi saranno le scelte che il destino mi metterà davanti. 
Fai lo stesso, non darti per vinto, combatti! Qui si gioca in "modalità IronMan" e non puoi ricaricare i salvataggi precedenti, ma sai meglio di me che anche se la partita sta andando male, c'è sempre ancora possibilità di vincere. Gioca bene le tue carte e usa le tue skills migliori. Tira quei maledetti dadi e spera che escano i numeri giusti. Ma speraci davvero, non pensare “io ho sempre sfiga con i dadi, non potrà mai andare bene”. Se tu ti considererai e ti sentirai un vincente, lo sarai davvero. Diventalo! 
E allora si, una persona come me potrebbe amarti, come potrebbero farlo mille altre. Ma quando avrai trovato il tuo equilibrio e ti sentirai completo, ti renderai anche conto che non avrai più "bisogno" di me o di altri, ma che starai con qualcuno solo ed esclusivamente per una tua scelta personale. E' questa la libertà a cui mi riferisco, il famoso uccellino che sceglie di rimanere nella sua gabbietta, nonostante la porta sia aperta, per scelta.
Quindi, ora smettila di perdere il tuo tempo, non ripensare al passato, non ansiarti sul futuro.  Riprendi in mano la tua cazzo di vita e fallo ADESSO! Basta con le scuse! Riparti da zero, pensa a te stesso e alla tua serenità, ricostruisci tutto e inizia a splendere.
Risorgi come sto risorgendo io e vola nel cielo della vita senza ansie e paure. E forse, un giorno, potremmo tornare a volare insieme. E, se capiterà, non sarà perché “si deve fare così”, ma perché entrambi l'avremo deciso in completa libertà, senza alcuna ansia o pressione. E potrebbe essere bellissimo!"
Perché questa non è la fine, ma l'inizio...