I miei Disegni

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mercoledì 4 dicembre 2013

Il primo volo


Aladdin: Ora vieni con me
verso un mondo d'incanto
principessa, è tanto
che il tuo cuore aspetta un si.
Quello che scoprirai
è davvero importante
il tappeto volante ci accompagna proprio lì.

Aladdin: Il mondo è tuo,

con quelle stelle puoi giocar,
nessuno ti dirà
che non si fa,
è un mondo tuo per sempre.

Jasmine: Il mondo è mio,

è sorprendente accanto a te, 
se salgo fin lassù poi guardo in giù
che dolce sensazione nasce in me.

Aladdin: C'è una sensazione dolce in te.

Jasmine: Ogni cosa che ho,

anche quella più bella,
no, non vale la stella
che fra poco toccherò.
Il mondo è mio.

Aladdin: Apri gli occhi e vedrai,

Jasmine: Tra mille diamanti volerò,
Aladdin: la tua notte più bella.
Jasmine: con un po' di follia e di magia fra le stelle comete volerò.
Aladdin: Il mondo è tuo.

Jasmine: Corpo celeste sarò,

Aladdin: La nostra favola sarà,
Jasmine: ma se questo è un bel sogno,
Insieme: non tornerò mai più, mai più laggiù,
è un mondo che appartiene a noi,
Aladdin: soltanto a noi,
Jasmine: per me e per te
Aladdin: ci aiuterà
Jasmine: non svanirà
Aladdin: solo per noi,
Jasmine: solo per noi,
Insieme: per me e per te.

[Il Mondo è Mio - Aladdin, Walt Disney]


"-Il mio andare per il mondo, forse non era che una corsa in cerca d'un uomo che mi completasse, non era che una corsa in cerca di te.-
-Non cercavi la solitudine?- 
-V'è una cosa più bella della solitudine: la solitudine in due.-"
Dino Segre alias Pitigrilli


P.S. Non credo sia necessario aggiungere altre parole. Le parole troppo spesso vengono sopravvalutate, come succede per le albe nei confronti dei tramonti dopotutto.

mercoledì 13 novembre 2013

Ci sono anch'io!


Io
di risposte non ne ho
mai avute e mai ne avrò
di domande ne ho quante ne vuoi
e tu
neanche tu mi fermerai
neanche tu ci riuscirai
io non sono
quel tipo di uomo e non lo sarò mai
Non so se la rotta è giusta o se
mi sono perduto ed è
troppo tardi
per tornare indietro così
meglio che io vada via
non pensarci, è colpa mia
questo mondo 
non sarà mio


Non so
se è soltanto fantasia
o se è solo una follia
quella stella lontana laggiù
Però
io la seguo anche se so
che non la raggiungerò
potrò dire
ci sono anch'io


Non è 
stato facile perché
nessun altro a parte me
ha creduto
però ora so
che tu
vedi quel che vedo io
il tuo mondo è come il mio
e hai guardato
nell'uomo che sono e sarò
Ti potranno dire che
non può esistere
niente che non si tocca o si conta o si compra perché
chi è deserto non vuole che qualcosa fiorisca in te


E so
che non è una fantasia
Non è stata una follia
quella stella
la vedi anche ti
perciò
io la seguo e adesso so
che io la raggiungerò
perché al mondo
ci sono anch'io
ci sono anch'io
ci sono anch'io

[Ci sono anch'io - 883 da "Il Pianeta del Tesoro"]


"Tu hai la stoffa per compiere grandi imprese, ma devi prendere in mano il timone, tracciare la tua rotta! E devi seguirla, anche in caso di burrasca! E quanto verrà il momento in cui potrai mettere alla prova la qualità delle tue vele e mostrare di che pasta sei fatto... beh, spero di essere lì, a godermi lo splendore della luce che emanerai quel giorno."
Il Pianeta del Tesoro (Walt Disney)

domenica 3 novembre 2013

Sorriso :)


Un saluto, una battuta divertente, un abbraccio.
Fare un regalo inaspettato, vedere un film insieme per la prima volta, dividere specialità mai assaggiate prima al ristorante.
Raccogliere le foglie secche nei parchi nelle giornate d'autunno, fare le bolle di sapone come se si fosse ancora bambini, augurarsi ogni giorno un buon non-compleanno.

La ricompensa a tutto questo, e altro ancora, non sarà altro che un semplice sorriso, o una risata, nulla di più e nulla di meno.
Eppure, ne sarà valsa la pena, perché regalare un sorriso a qualcuno è senza dubbio il regalo più bello, generoso e sincero che si possa fare.
Io ne ho regalati molti e ricevuti altrettanti e, ogni volta che questo è accaduto, mi sono sentita più vicina a quella Felicità che tutti cercano così disperatamente senza mai riuscire a raggiungerla davvero.
Così, vago alla ricerca di quei pochi attimi effimeri che hanno la durata di un battito d'ali di  farfalla, ma che, allo stesso tempo, rimangono eterni e infiniti, ricordi preziosi da custodire gelosamente nella profondità della propria anima. Perché, in fondo, la Felicità non è altro che la gioia di un Sorriso.

Grazie a tutti coloro che scelgono di sorridere insieme a me ^.^


"Quando il primo bambino rise per la prima volta, la sua risata si sbriciolò in migliaia di frammenti che si sparpagliarono qua e là. Fu così che nacquero le Fate."
James Matthew Barrie

giovedì 24 ottobre 2013

Morte


Arriva improvvisa come un colpo di vento,
Lei toglie la vita e lascia il tormento;

è l'oscuro velo che ruba la luce
rendendo tutto buio, sterile, truce.

Il soffio vitale ormai è svanito
al suo posto, solo freddo granito;

non più sorrisi, allegria, calore
solo il più profondo e oscuro dolore.

Ma, forse, ancora vi è una speranza
di un luogo ricolmo di abbondanza;

abbondanza di gioia, calore e amore
o forse quel luogo giace solo nel cuore.

Il Ricordo potrà a volte sembrare celato
ma per sempre in realtà sarà onorato;

la Memoria è l'unica certezza indiscussa
che con la sua forza ogni anima smussa.


[23.10.2013 - In ricordo di "Jon Snow", coniglietto affettuoso e amabile, che ci ha lasciati troppo presto. Sperando che ora possa correre nelle Praterie dell'Infinito, felice!]

lunedì 21 ottobre 2013

A volte ti rimane solo la Notte


E poi ci sono quelle notti in cui non riesci a dormire, in cui i Ricordi ritornano a galla e la Malinconia ti assale, in cui le Lacrime ti vengono a trovare anche se non sono state invitate...

In quelle notti ti ostini a cercare di vedere le Stelle anche se il cielo è oscurato o cercare la Luna anche se è Luna Nuova, rimanendo deluso quando questo non accade.

In realtà, vi è una sola e unica cosa di cui avresti davvero bisogno, e non si tratta della Luna o delle Stelle... basterebbe un semplice abbraccio.

Ma spesso non ci si rende conto di quanto un così piccolo e semplice gesto potrebbe riscaldare la nostra Anima così bisognosa di cure.

Rimaniamo dunque immobili, persi nell'immensa notte, a continuare a cercare qualcosa che in quel momento non potrà mai esserci, invece di ammettere a noi stessi che quel che ci manca davvero è semplicemente il Calore Umano, il soffio di un'altra anima che si intreccia con la nostra per una notte, anche solo per una singola notte.

E quel che ci rimane non è nient'altro che la Notte stessa, la semplice e oscura Notte e nulla di più. 
Peccato solo che la Notte non basterà a consolare la nostra Anima piangente...

giovedì 6 giugno 2013

Il Sogno di Volare


26/05/2013

Caro diario...
mi sembra così strano riscrivere queste due semplici parole dopo così tanti anni di silenzio. Avrei voluto scriverti molte volte, parlarti di me, raccontarti della mia vita, delle mie gioie e dei miei dolori, delle esperienze che mi hanno fatta crescere e di quelle che hanno segnato la mia anima in modo indelebile. Avrei voluto farlo, davvero, ma non l'ho fatto.
Mi sono ritrovata molte volte ad accarezzare la tua ruvida superficie in cuoio o le tue pagine leggermente ingiallite con l'intento di scriverti, ma poi la vita mi ha trascinata lontano e i giorni sono trascorsi, le stagioni sono passate, il mondo stesso è cambiato, come sono cambiata io. E sono cresciuta...
Oggi sono una giovane donna, che cerca di sembrare forte e determinata, ma che, nel profondo, possiede ancora l'anima tormentata che tu conosci meglio di chiunque altro...

Caro diario...
due semplici parole che nascondono una complessità quasi spiazzante di significati nascosti. Sei stato per anni un custode fedele e riservato a cui ho potuto affidare tutti i miei sogni più segreti, le mie speranze per il futuro e anche le mie delusioni e le mie frustrazioni. Un custode quasi dimenticato, per troppo tempo.
Ma eccomi qui, per rimediare a questo errore e per parlarti ancora di me, anche se forse ora potrei sembrarti un estranea. In realtà, io stessa mi considero spesso un'estranea. Sono cambiata così tanto dall'ultima volta che ho scrutato all'interno della mia anima... non so più quali siano i miei reali desideri o cosa davvero possa rendermi felice. Sono stata infelice per così tanto tempo, convinta che non avrei mai potuto cambiare le cose, che ora che ho deciso di volerlo fare sembra tutto così “nuovo”. So di essere migliorata, di aver aggiunto il peso di molte esperienze e di essere cresciuta grazie alle responsabilità, che hanno fatto di me una persona diversa e (spero) migliore. Forse, sono davvero più forte e determinata di un tempo, ma so anche che dentro di me è ancora presente la bambina solitaria e incompresa che ha paura di vivere sul serio. La bambina che trova sollievo tra le braccia dei suoi finti “amici” di peluches, la bambina che sogna un mondo in cui lei possa farne parte ma che non ha il coraggio di provarci, la bambina che deve fare i conti ogni giorno della sua vita con una solitudine pressante e malevola che non le permette di essere felice. Quella bambina esiste ancora in me e, in un certo senso, non mi permette di liberarmi del passato e di trovare il coraggio di voltare pagina per iniziare davvero la mia vita. Si, perché la mia vita, in realtà, non è mai iniziata veramente. Vivere una vita dominati dalla paura, non è vita. Odiare costantemente sé stessi e tutto l'universo che ti circonda, non è vita. Desiderare che tutto questo finisca per sempre, solo per avere un briciolo di sollievo, non è vita.
Sono stata troppo tempo vittima di un sortilegio che ha congelato la mia anima e mi ha resa incapace di provare qualsiasi tipo di sentimento che non fosse la Paura. La paura di sbagliare, la paura di sentirsi inadeguati, la paura di non essere compresi, la paura stessa di vivere.
Mi sono costruita io stessa una prigione da cui non avrei mai potuto uscire e dalla quale nessuno avrebbe mai potuto salvarmi. In questi lunghi anni di prigionia, il mondo non ha mai smesso di mutare vorticosamente, senza chiedere il permesso a nessuno, ignaro del fatto che un'anima si era persa nell'Oscurità.
Ma quando tutto sembrava perduto e che anche l'ultima speranza si fosse spenta per sempre, uno spiraglio di luce si è fatto strada con prepotenza nel buio, mostrando tutta la sua “debole” forza.
E quell'unico, piccolo, e quasi insignificante, raggio di luce ha in qualche modo riportato in vita il ricordo della speranza e della gioia di vivere, che esiste ed è reale.
Qualcosa dentro di me è cambiato. Le spesse catene con cui mi ero incatenata si sono spezzate. L'Oscurità è stata in qualche modo sfidata. Mi sono resa conto che, per quanto io potessi essere sola ed indifesa, dentro di me possedevo già l'arma più potente con cui avrei potuto sconfiggerla. Certo, avrei dovuto combattere, ma l'esito della battaglia non era già segnato, come ingenuamente pensavo che fosse. E così, giorno dopo giorno, passo dopo passo, mi sono fatta forza, ho cercato di fare ordine nella mia esistenza e ho fatto delle scelte importanti, cercando di eliminare tutto quello che non mi rendeva felice. E' stato un processo lungo e doloroso, irto di difficoltà e momenti cupi in cui avrei voluto mollare e lasciare perdere tutto. Ma non l'ho fatto e ho continuato a lottare, con tenacia, fino a questo istante.
Poi, mi sono fermata. Mi sono fermata per prendere fiato, per fare il punto della situazione, per capire quale sarebbe stata la prossima mossa da fare. Silenzio. Nessuna risposta è pervenuta.
In questa situazione di stallo, ammetto di avere avuto un attimo di esitazione. Mi sono chiesta se le scelte effettuate fossero state davvero giuste e se non fosse stato meglio lasciare le cose come stavano e accontentarmi di una vita in cui non ero felice ma nemmeno infelice. Una vita caratterizzata dalla semplice “assenza di dolore”. Tempo fa l'avrei considerato un traguardo di tutto rispetto, imprigionata com'ero dalla mia Apatia e dal mio Male di Vivere.
Ma oggi? Oggi, questo compromesso non è nemmeno da prendere in considerazione. Mi viene quasi da ridere nel ripensare alla mia stoltezza dell'accontentarmi di una vita insipida, solo per la paura di provare il vero Sapore delle cose e di scoprire la vera Felicità.
Già, per Paura... quello strano sentimento che intrappola le persone in sé stesse e non gli permette di esprimersi e di mostrare il loro valore a chiunque. Sono stata una sua vittima per troppo tempo, senza accorgermi che avrei potuto contrastarla come e quando volevo, utilizzando il Coraggio che è sempre stato sepolto dentro di me.
Ora ne sono consapevole. So di avere il Coraggio, so di avere la Forza, so di avere la Determinazione. So che non avrò paura di usarli. So che è arrivato il momento della mia grande battaglia, quella che avrei già dovuto combattere molti anni fa, la battaglia a cui ho cercato di sfuggire nascondendomi o facendo finta che non esistesse, la battaglia della mia vita: la battaglia per poter essere Felice. Non sarà l'unica che combatterò nel corso della mia esistenza e, forse, non potrò sempre vincere, ma sono intenzionata a provarci, con tutto il Coraggio, la Forza e la Determinazione che possiedo. Questa è la mia battaglia personale e non ho nessuna intenzione di farmi schiacciare come è successo negli ultimi anni. Ho intenzione di far vedere al mondo quello che valgo davvero, perché non ho più paura, come non ho paura di affidare questi miei pensieri a te, amico cartaceo di vecchia data.
Sono finiti i tempi in cui l'Oscurità muoveva i fili della mia vita, come se fossi di sua proprietà. Stanno per iniziare i tempi in cui sarò solo io l'artefice del mio Destino e della mia Felicità.

E arriverà anche il tempo in cui, finalmente, sarò in grado di Volare.

lunedì 6 maggio 2013

Questa notte...


Questa notte è più oscura di tutte le altre e non vi sono stelle a illuminare il cammino. 
Il vento dell'incertezza soffia con prepotenza e la nebbia dell'illusione cattura ogni cosa. 
Io mi sento spersa nel nulla e quando urlo non sento nemmeno la mia voce. 
Vorrei quasi dissolvermi nella nebbia per smettere finalmente di esistere. 

Ma poi... poi vorrei anche ritrovarmi. 
Vorrei sentirmi di nuovo viva. Vorrei correre nel buio assaporando la notte come se fosse la prima volta. Vorrei urlare, ridere, piangere fino a quando ne avrò la forza. E vorrei rivedere le stelle. 
E poi, vorrei addormentarmi... addormentarmi per poter di nuovo sognare. 
Perché nulla ti fa sentire più vivo dei tuoi sogni. Tutte le tue fantasie prendono forma e tu sei padrone di te stesso e di tutto ciò che ti circonda; e puoi dire e fare quello che ti pare senza rendere conto a nessuno. Perché quando sogni sei libero. 

Ho deciso. 
Questa notte voglio sognare. 
Questa notte voglio sentirmi libera, ancora una volta.

mercoledì 2 gennaio 2013

Incontro con il Centauro

[La favola che state per leggere è totalmente di mia invenzione (compreso il disegno che è stato fatto a mano libera sempre da me) ed è stata creata in occasione di un concorso su un forum, pertanto vi chiedo di non copiarla e utilizzarla. Grazie!]

*Era Dicembre inoltrato e in giro per il castello non si sentiva il solito vociare e chiacchiericcio degli studenti, poiché quasi tutti erano tornati a casa per le vacanze natalizie; poteva capitare di incontrare qualche professore o Responsabile di Casata, ma i corridoi erano per la maggior parte del tempo vuoti e avvolti da un surreale silenzio.
Le giornate trascorrevano lentamente e le notti ancora di più. Selene, da un po' di tempo a questa parte, aveva preso l'abitudine di passare le sue notti insonni seduta davanti all'ampia finestra del dormitorio dei Responsabili Corvonero a osservare il mondo che si trovava al di là del vetro; era uno dei pochi momenti tutto suo, in cui non esisteva nient'altro oltre a lei, i suoi pensieri e la notte. In quei momenti, le preoccupazioni e le responsabilità sparivano come d'incanto; nulla la poteva disturbare e, anche se probabilmente si trattava solo di un'effimera illusione, si sentiva libera.



Quella notte, però, era diversa dalle altre: la giovane era più irrequieta del solito e non riusciva a riflettere; troppi pensieri affollavano la sua mente e distorcevano la realtà. Doveva trovare una soluzione immediata a questo suo stato di confusione mentale, anche perchè iniziava a mancarle l'aria e la stanza sembrava diventare sempre più buia e piccola; era come se fosse imprigionata in qualche luogo oscuro di cui non conosceva l'uscita. Aveva bisogno di respirare.
Quasi inconsciamente, la ragazza indossò gli stivali e lo spesso mantello invernale e uscì dalla torre. Iniziò a camminare nei bui corridoi della scuola, affrettando il passo sempre di più, fino a correre. Non sapeva dove stava andando, ma doveva scappare prima possibile da quella situazione; doveva trovare un'uscita e respirare. Così, si diresse verso l'enorme porta di ingresso del castello.
Corse a perdifiato fino a quando non si trovò il portone davanti. Si fermò, fece un respiro e cercò di farsi passare il fiatone. Poi mise la mano sul grosso pomello e uscì finalmente all'aperto.



Era fuori. Poteva respirare. 
Era ancora molto agitata, quindi, decise di focalizzare la sua attenzione sul paesaggio innevato che aveva intorno a sé. Rispetto ai giorni precedenti, la morsa del gelo aveva allentato un po' la presa, lasciando spazio a una temperatura meno rigida, che aveva permesso a piccoli e deboli fiocchi di neve di iniziare ad adagiarsi su ogni cosa, rendendo tutto così candido e delicato. Il silenzio era totale, interrotto solamente dal quasi impercettibile posarsi dei fiocchi su prati e alberi. La luna era nascosta dietro alle nubi grigie cariche di neve e una leggera foschia aleggiava un po' ovunque. Era una notte molto serena.
Finalmente Selene si era tranquillizzata e aveva ripreso il controllo di se stessa; in realtà, si sentiva anche parecchio stupida per l'agitazione immotivata, la corsa e tutto il resto.
Stava per rientrare a castello, quando all'improvviso sentì un suono che la fece sobbalzare. In lontananza, qualcuno (o qualcosa) aveva emesso un suono che era un misto tra un urlo e un latrato. Non si capiva bene che tipo di verso fosse e da chi potesse essere stato emesso, ma una cosa era certa: era intriso di dolore.
Qualsiasi persona con un minimo di criterio, avrebbe soffocato la propria curiosità e sarebbe tornata al sicuro tra le mura del castello il prima possibile, ma la fanciulla non riusciva a smettere di chiedersi chi avesse emesso quel suono e perché. 
Così, incautamente, iniziò a camminare nella neve e, un passo dopo l'altro, ad avvicinarsi alla zona da cui proveniva quel suono così strano e misterioso, che si ripeteva a intervalli irregolari. Quasi senza accorgersene, giunse al limitare della Foresta Proibita e solo allora si fermò.
Nevicava più forte e i candidi fiocchi le bagnavano il viso e le impregnavano le spesse vesti; un leggero vento smuoveva le fronde degli alberi e la foresta sembrava più minacciosa del solito.
Lo strano verso non si ripeteva da un po' e, forse, era davvero arrivato il momento di tornare al castello e mettere a tacere la propria insana curiosità. La ragazza si stava già girando per tornare indietro quando lo sentì di nuovo. Questa volta, quell'urlo era davvero vicino.
Selene, ignorando il suo buonsenso che le diceva a gran voce di tornare indietro, decise dunque di addentrarsi nella Foresta Proibita.



Dopo aver camminato per un breve tratto nell'oscura foresta, la ragazza iniziò a pensare di essere stata una stupida a farsi guidare dalla sua curiosità. E' vero che era un'adulta e una Responsabile di Casata, ma era ugualmente pericoloso girare per la foresta da soli, per di più di notte e con quel tempo. Ma, ormai, si trovava lì e voleva sapere chi si stesse lamentando a quel modo, esprimendo una tale sofferenza.
Si guardò intorno ma non si vedeva molto e poteva fare affidamento sulla sola fievole luce generata dalla sua bacchetta. Eppure, non doveva essere lontano il responsabile...*

Arghhh...

*Selene sussultò dallo spavento e andò a sbattere con il duro tronco di un albero. La creatura che aveva emesso quel verso era vicinissima. La ragazza si guardò nuovamente intorno e, sbirciando da dietro il tronco d'albero su cui aveva sbattuto, lo vide. Poco più avanti, in una piccola radura ricoperta dalla neve, vi era una creatura maestosa che si lamentava e urlava dal dolore.
Cosa avrebbe dovuto fare? Scappare, andare a cercare qualcuno a cui chiedere aiuto, avvicinarsi?
Spinta dall'istinto che aveva continuato a dominarla fino a quel momento, si avvicinò.



Era la creatura più bella, maestosa e possente che avesse mai visto. Il corpo era quello di un equino e il busto quello di un uomo; doveva essere uno del leggendari centauri che popolavano la Foresta Proibita e... sembrava ferito. Selene si avvicinò con cautela, ma appena la creatura la vide, cercò di alzarsi invano per allontanarsi, emettendo un prolungato urlo di dolore.*

Scusami, non volevo spaventarti. Sei ferito? Posso fare qualcosa per aiutarti?

*Chiese Selene alla creatura, sinceramente preoccupata delle sue condizioni.*

VATTENE!

*Grugnì il mezzo-uomo, cercando di trattenere una nuova smorfia di dolore che gli rigò il viso.*

Ma tu sei ferito! Vorrei aiutarti in qualche modo!

*Rispose la ragazza cercando di convincere la creatura a darle ascolto. Forse esisteva una cura, un incantesimo o qualcosa in grado di aiutarlo o anche solo di alleviare il suo dolore.*

Non puoi fare nulla per me. Il mio destino è segnato, ormai.
Puoi solo andartene e lasciarmi morire in pace.

*Rispose lui parlando lentamente; si vedeva che gli mancavano le forze persino per parlare.*

Magari esiste un incantesimo o qualcosa che può esserti utile...

*Provò ancora Selene.*

Un incantesimo? Hai studiato a Hogwarts, vero?
Ma nessuna delle tue magie può essermi d'aiuto. La lancia che mi trafigge è stata stregata con una potente magia arcaica e...

*Dovette interrompere quello che stava dicendo, per emettere un nuovo urlo di dolore.*

...la punta di questa lancia è stata avvelenata e il veleno sta consumando lentamente il mio corpo dall'interno. Quindi, non darti pena per me; il mio destino è segnato e non mi resta che attendere la morte con dignità.

*Continuò il centauro, emettendo un altro urlo di dolore, ma cercando di mantenere il maggior autocontrollo possibile. 
Nonostante il viso contorto dal dolore e il corpo possente trafitto e sfigurato dalla lancia, Selene pensò che era davvero bellissimo e, nonostante tutto, sembrava sereno all'idea della sua morte: accettava il suo destino con grade fierezza e dignità..*

Perchè mi guardi in quel modo? 
Se proprio vuoi renderti utile, potresti raccogliere qualcuna di quelle foglie laggiù; hanno potere curativo e potrebbero alleviare almeno un po' il mio dolore.

*Disse ancora il centauro e Selene fece subito come le era stato detto. Porse le foglie alla creatura, che le applicò sulla ferita e sembrò subito stare meglio, poiché l'espressione del suo viso parve più rilassata.*

Ora puoi andare e io posso morire in pace senza soffrire troppo.

*Concluse cercando di mandare via la giovane, che continuava a fissarlo. Selene stava cercando di capire cosa stesse provando in quel momento; non provava pena per lui, ma provava... invidia.*

Sai... Credo di invidiarti...

*Iniziò la ragazza.*

Invidiarmi? Cosa stai farneticando? Per quale motivo dovresti provare invidia nei miei confronti?

*Rispose lui allibito.*

Ti sembrerà stupido, ma tu te ne stai per andare e, finalmente, potrai dire addio a questo mondo così ingiusto, a questo mondo che ti ha inferto quella venefica ferita, che non ti ha lasciato la possibilità di vivere la tua vita fino alla fine, alle preoccupazioni, alle responsabilità...

*Iniziò a spiegare la ragazza con un velo di tristezza nella voce. Il centauro la guardava incuriosito.*

Si lo so, sto dicendo delle cose assurde e senza alcun senso; molti mi dicono che sono pazza e, forse, è davvero così. Ma io continuo a chiedermi che senso abbia questa effimera esistenza se alla fine dobbiamo soffrire, disperare e morire. Che senso ha tutto questo? Ci penso da quando sono una bambina e, anche ora che sono adulta, non sono ancora riuscita a trovare delle risposte. Io vorrei capire quale sia lo scopo della mia vita e compiere il mio destino. Ma poi chissà qual è il mio destino... Come faccio a saperlo? Magari non sono destinata a nulla per cui valga davvero la pena vivere! 
Quindi, ti invidio, perché tu oggi te ne andrai e non dovrai più farti domande. Mai più. Sarai finalmente LIBERO.

*La creatura pareva attenta alle parole della ragazza e aspettò che terminasse di parlare, prima di pronunciarsi.*

Secondo me, non sei pazza.

*Affermò con tono deciso.*

Ad ogni modo, io mi chiamo Agape, come il sentimento che ti anima quando ti fai tutte quelle domande sulla vita, sul destino e su te stessa.

*Continuò, presentandosi alla giovane.*

Agape? Scusami, ma non l'ho mai sentito. Di che sentimento si tratta?

*Chiese ingenuamente la ragazza, che si rendeva conto di conoscere solo un milionesimo delle cose esistenti al mondo.*

Agape... Agape è l'amore che divora. L'amore incondizionato, l'amore totale. 
Chi conosce e prova Agape, vede che nient’altro a questo mondo ha più importanza, soltanto amare. Questo fu l’amore che Gesù provò per l’umanità e fu talmente grande che scosse le stelle e cambiò il corso della storia dell’uomo.
Per me e per te, che proviamo un’altra forma di Agape, questa vita potrebbe sembrare dura, terribile. Eppure, l’Amore che Divora fa sì che tutto perda importanza.
È un sentimento che pervade tutto, che colma tutte le fessure e trasforma in polvere qualsiasi tentativo di aggressione.
Esistono due forme di Agape. Una è l’isolamento, la vita dedicata unicamente alla contemplazione. L’altra è l’esatto contrario: il contatto con gli altri esseri umani e l’entusiasmo.
Quando amiamo e dal profondo della nostra anima crediamo in qualcosa, ci sembra di essere più forti del mondo e ci sentiamo pervasi da una serenità che proviene dalla certezza che niente potrà vincere la nostra fede. Questa strana forza ci permette di prendere sempre le decisioni giuste, nel momento giusto, e noi stessi ci sorprendiamo delle nostre capacità quando raggiungiamo il nostro obiettivo.
L’Entusiasmo si manifesta normalmente con tutto il suo potere nei primi anni della nostra vita.
Che in nessun momento, per il resto dell’anno, e per il resto della tua vita, tu perda l’entusiasmo: esso è una forza più grande, volta alla vittoria finale. Non si può permettere che ci sfugga dalle mani solo perché dobbiamo fare fronte, nel corso dei mesi, a piccole e necessarie sconfitte.***

*Spiegò Agape alla ragazza, che lo ascoltava rapita e, allo stesso tempo, dubbiosa.*

Ma... io non sono sicura di avere qualcosa a che fare con questa forza che descrivi.
Io mi sento così impotente e frustrata nei confronti di questo mondo così ingiusto e terribile. A volte mi sembra sia così difficile vivere e mi sento così sola e incompresa che, in realtà, vorrei solo morire...

*Ribattè la ragazza visibilmente turbata.*

E' qui che sbagli mia cara ragazza. Agape ti anima proprio quando tu ti fai delle domande sul mondo e su te stessa. Sei affamata di risposte, sei affamata di conoscenze e sei affamata... di vita.
Il fatto che tu ti senta frustrata e impotente è solo perché non trovi il coraggio di seguire il tuo istinto, il tuo entusiasmo. 
Per esempio, dimmi: questa sera perché sei venuta qui?

*Chiese Agape.*

Non lo so, sono uscita e mi sono lasciata guidare dal mio istinto e sono arrivata fino da te...

*Rispose Selene un po' imbarazzata, perché era andata proprio in quel modo assurdo. Non aveva minimamente pensato a eventuali conseguenze del suo gesto, si era semplicemente fatta guidare dall'istinto.*

Ecco cosa ti dicevo. Devi fidarti del tuo istinto, del tuo entusiasmo e del tuo amore incondizionato per la vita.

*Disse ancora il centauro.*

Ma io non so come devo fare! Può darsi che sia come dici tu, ma io mi sento incapace di amare... 
La mia anima è come se fosse congelata e non so come risvegliarla dal suo sonno di ghiaccio. 
E se non dovessi mai più provare Agape dentro di me e fossi destinata a una vita di solitudine e profonda tristezza? Varrebbe ancora la pena vivere per condurre un'esistenza così meschina?

*Mentre diceva queste cose ad Agape a tono sostenuto, Selene sentì che la voce gli si spezzava e che qualche singhiozzo stava iniziando a troncarle il respiro. Prima di rendersene conto, calde lacrime iniziarono a solcarle il viso e iniziò a piangere copiosamente, di un pianto liberatorio, forse infantile, ma che non riusciva a trattenere. E pensare che non piangeva mai davanti a nessuno; non le piaceva farsi vedere così indifesa e vulnerabile. Le piaceva sembrare forte, anche quando forte non era. Mise il viso tra le mani cercando di nascondersi, ma era inutile; era come se un fiume in piena stesse sgorgando dai suoi occhi, e non avrebbe smesso fino a quando anche l'ultima lacrima non fosse scesa.*

Vieni più vicino.

*Il centauro aveva interrotto il silenzio e le stava chiedendo di avvicinarsi. Ma lei non poteva; già si vergognava per essersi messa a piangere davanti a lui, non sarebbe uscita ancora di più allo scoperto avvicinandosi. Ma si avvicinò.*

Non mi hai detto il tuo nome.

*Disse ancora lui con voce calma.*

Selene.

*Rispose la ragazza.*

Un bellissimo nome; deriva dal greco “Σελήνη” e significa “Luna”. 
Allora, Selene... sai dirmi perché stai piangendo?

*Chiese quasi con dolcezza il centauro, ma la ragazza non ebbe la forza di rispondere, impegnata com'era a cercare di smettere di singhiozzare e a ricacciare le lacrime indietro.*

Te lo dirò io. Perché dentro di te arde ancora la fiamma di Agape, l'Amore che divora. Tu sei innamorata della vita più di quanto immagini e l'idea di perdere la capacità di amare ti spaventa a morte. Allo stesso tempo, per paura di perdere questa capacità, la tieni custodita gelosamente dentro di te e non la fai uscire. Ma ricorda che: non è amando di meno che soffrirai di meno.
Soffrirai ancora e molto anche, ma è questo che ti rende viva e autentica. E' questo quello per cui vale la pena lottare. Tu devi vivere e amare, più di quanto tu abbia mai fatto prima d'ora.
Non farti sconfiggere dal mondo. Tu sei più forte, la tua anima è più forte e decisamente più bella di qualsiasi bruttura o ingiustizia che può esistere su questa terra.
Se vivrai in funziona di Agape, troverai la tua strada e il tuo destino si compirà. Non devi avere paura di amare e non devi avere paura di vivere!

*La voce del centauro era veramente suadente e credeva davvero in quello che stava dicendo. La ragazza aveva smesso di singhiozzare, anche se qualche lacrima le stava ancora rigando il viso. Agape alzò una delle sue possenti braccia e l'avvicinò al viso della fanciulla, per asciugare le ultime  gocce umide.
Dopo un lungo momento di silenzio, Selene parlò.*

Mettiamo caso che tutto quello che mi stai dicendo sia vero, ma non capisco una cosa...
Tu sei un'anima bellissima e illuminata, non vedo Agape o giustizia nella tua morte.

*Constatò tristemente la ragazza.*

Giusta osservazione ma, anche questa volta, errata.
L'uomo tenta sempre di nascondere a se stesso la grande certezza della morte. Non si accorge che è proprio la Morte che lo spinge a compiere le cose migliori della vita. La Morte è la nostra grande compagna, perché dà il significato autentico alle nostre vite. Tutti hanno dei pregiudizi nei confronti della Morte, senza capire che essa è soltanto un'ulteriore manifestazione di Agape.***
Io ho vissuto la mia vita, nel migliore dei modi possibili e, persino nel giorno della mia morte, ho potuto tramandare parte dei miei insegnamenti a qualcuno che sono sicuro ne farà tesoro. Sono pronto per la morte, ora ancora più di prima. La Morte sarà la mia ultima grande avventura e sono grato al destino che ti abbia mandata qui per attendere insieme a me il mio grande momento.
Non sento nemmeno più molto dolore. Anzi, un leggero formicolio attraversa tutti i miei arti.
Sento che la mia ora è ormai vicina, com'è vicina l'alba di un nuovo giorno.

*Le parole del centauro stavano iniziando ad avere una cadenza più lenta, ma lui sembrava sereno e pronto. Selene lo guardava con gli occhi ancora arrossati dalle lacrime e dal freddo, inginocchiata vicino a lui.*

Vorrei dirti un'ultima cosa prima di andare...
Vorrei che questi miei insegnamenti non siano vani; fanne tesoro e vivi la tua vita in funzione di Agape. Sei un'anima luminosa, non far mai spegnere la tua fiamma da nessuno.
Brilla come non hai mai brillato e compi il tuo destino.
Ci rivedremo un giorno nel luogo in cui non esistono tempo o spazio, ma solo Agape, l'Amore assoluto, l'Amore che divora.

*Concluse Agape accennando un lieve sorriso. Selene in quell'istante seguì il suo istinto, si sporse verso il viso del centauro e sfiorò le sue labbra con le proprie per un solo e breve attimo.
Fu il bacio più semplice e puro che la ragazza avesse mai dato in tutta la sua vita e non vi era nessuna malizia in questo piccolo gesto. Era una manifestazione di Agape allo stato puro.*

Grazie...

*Sussurrò ancora la ragazza. Agape sorrise e i suoi occhi brillarono per un istante di una luce bellissima. Poi si spensero e le palpebre si chiusero. Pareva dormisse, di un sonno sereno, pieno di pace. Selene questa volta non pianse, ma sorrise, perché sapeva che ora Agape stava vivendo la sua ultima e più meravigliosa avventura e che la sua vita non era stata vana.
La neve aveva smesso di cadere e la luna piena ora splendeva libera nel cielo blu di quella notte così assurda, ma, allo stesso tempo, così speciale.
In una sola notte Selene aveva imparato più di quanto avesse imparato in tutta la sua vita e ora vedeva tutto con occhi diversi. Forse, era lei stessa ad essere diversa, perché dentro di lei ora ardeva il fuoco della Vita e dell'Amore, più forte e vivace che mai. Agape l'avrebbe aiutata a prendere le decisioni giuste e, finalmente, sarebbe riuscita a compiere il suo destino, percorrendo la strada che l'avrebbe portata alla felicità e alla libertà. 
Alzò gli occhi al cielo per osservare e assaporare ancora una volta il gusto di quella notte e vide le stelle tornare a splendere ora che le nubi si erano diradate; proprio sopra di lei, splendeva più che mai un gruppo di stelle che non avrebbe mai più scordato: la costellazione del Centauro.



Ringraziò ancora una volta mentalmente, ripensando a come le conseguenze di una semplice scelta abbiano il potere di cambiare tutta la visione della nostra vita, e poi si incamminò in direzione del castello.
I primi deboli raggi di sole invernale avrebbero fatto capolino a breve e un nuovo giorno avrebbe meritato di essere vissuto, come se fosse il più meraviglioso, come se fosse l'ultimo, seguendo con coraggio gli insegnamenti di Agape.*

***Nota. Le frasi sottolineate sono citazioni prese dal libro “Il Cammino di Santiago” di Paulo Coelho.